martes, 11 de agosto de 2009

QUEL CHE C’È


Era notte d’inverno, fuori soffiava il freddo della Bora, era buio e la città silenziosa sembrava deserta.
Nel giardino della casa grande svolazzavano le foglie degli alberi in un via vai a ritmo del vento.
Nell’entrata, una porticina di ferro faceva suonare le cerniere che sembravano cantare nel silenzio del nulla.
Le tendine delle finestre filtravano una luce fioca e la porta dell’ingresso era socchiusa.
Ma... dentro, dentro tutto era tiepido, in un piccolo ambiente su una poltrona c’era Matteo, seduto col viso chinato sul pavimento; il suo sguardo perso nei suoi pensieri che lo facevano uscire dalla realtà.
Sul tavolino si vedeva la foto di lei, bella, svelta con un sorriso incantevole che gli faceva battere fortemente il cuore, sembrava che l’anima gli uscisse dal petto. In un angolo di quella stanza, una lampadina mandava luce sulla copertina di un libro.
Matteo balza in piedi, lo squillo del telefono lo fa usciere dal mondo dei sogni e, senza rendersene conto sparisce dal soggiorno...
In un attimo il tempo si fermò e, non si sa... non si sa se Matteo tornerà presto: s’è vestito in fretta e sembrava fuori di sè, in quell’istante la porta si è chiusa.

Civetta

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